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19 Aprile 2024

SOSTENIBILITÀ AZIENDALE. CAPITOLO 4: VALUTARE L’INTEGRAZIONE DEI CRITERI ESG IN AZIENDA.

La quarta parte del nostro percorso è dedicata alla valutazione dei parametri di sostenibilità.

A cura di Claudia Verna

[Sustainability Consultant & Impact Manager – Area Sostenibilità]


Per impostare un percorso di sostenibilità adeguato alla propria azienda è importante conoscere il posizionamento della stessa in rapporto a parametri ESG (ambientali, sociali e di governo societario) ben definiti. A volte, le aziende danno vita a iniziative individuali oppure a pratiche sostenibili in modo spontaneo, come parte integrante della cultura aziendale. Tuttavia, molto spesso, tali azioni vengono condotte senza cognizione degli impatti possibili. Non solo, difficilmente si considerano i requisiti sempre più cogenti degli orientamenti e delle direttive europee o nazionali nell’ambito della sostenibilità.

È necessario riferirsi al contesto comunitario, in primis, per valutare gli ambiti da cui potrebbe essere intercettata la propria organizzazione – non solo per assicurarsi la conformità normativa, ma anche per inserire la propria iniziativa di sviluppo sostenibile nel raggio d’azione più ampio delle politiche europee e delle linee guida di carattere globale.

A tal proposito, vale la pena menzionare alcuni dei riferimenti principali per l’approfondimento personale:

2 PASSAGGI NECESSARI ALLA VALUTAZIONE DI SOSTENIBILITÀ.

Prima di attivare programmi di sostenibilità aziendale è bene iniziare a misurarsi, al fine di ottenere un’istantanea sul livello di integrazione della sostenibilità all’interno dell’organizzazione.  Infatti, esistono diverse forme di assessment in grado di aiutare le aziende a muovere i primi passi nel monitoraggio delle aree Environmental, Social e Governance (ESG).

In generale, l’assessment di sostenibilità è un processo valutativo che misura e monitora le prestazioni di un’organizzazione in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Questo tipo di valutazione fornisce informazioni critiche per comprendere come gestire gli impatti sulla società e sull’ambiente, nonché per individuare le opportunità di miglioramento e definire obiettivi strategici coerenti e raggiungibili.

Il primo passo è partire da una definizione chiara del perché si conduce l’assessment e dei risultati che si intende ottenere. Tra questi ultimi possiamo annoverare:

  • Una riconsiderazione delle pratiche aziendali
  • L’identificazione di rischi e opportunità
  • La conformità a standard specifici
  • L’individuazione delle basi di riferimento per impostare la strategia sostenibile dell’organizzazione in questione.

Il secondo step, non meno importante, è la scelta delle metodologie e degli standard appropriati, a seconda delle caratteristiche dell’organizzazione e degli aspetti specifici che si desidera valutare. Ad esempio, tra le molte opportunità che offre il mercato, ricordiamo il B Impact Assessment, l’SDG Action Manager e il Rating EcoVadis. Tutte e tre le metodologie coinvolgono una qualche forma di valutazione degli impatti, ma si differenziano nella loro focalizzazione e nell’approccio. Il BIA prende in esame cinque aree di impatto (governance, lavoratori, comunità, ambiente e modello di business) ed è propedeutico ad una certificazione, anche se quest’ultima non è vincolante; SDG Action Manager si concentra specificamente sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite e incoraggia le aziende a valutare e a migliorare le loro pratiche in relazione a questi obiettivi; EcoVadis offre una valutazione basata su standard e benchmark globali.

Ad ogni modo, un aspetto trasversale a questi e ad altri strumenti analoghi sta nel prendere come modello diversi indicatori dell’ambito ESG, che sono diventati un riferimento imprescindibile a livello globale attraverso standard come GRI[1], SASB[2], Agenda 2030 e altri ancora.

Ci aspettiamo che nel medio periodo vengano progressivamente integrati anche i riferimenti contenuti negli ESRS (European Sustainability Reporting Standards)[3], in ottemperanza alla già citata Direttiva UE sulla rendicontazione di sostenibilità (CSRD).

Un aspetto essenziale riguarda quindi la successiva raccolta dei dati richiesti dall’assessment selezionato per conseguire una valutazione delle performance aziendali sui temi ESG. Queste richieste possono vertere su informazioni finanziarie, dati ambientali, informazioni sul coinvolgimento degli stakeholder, sul benessere organizzativo e altro ancora.

DOPO L’OTTENIMENTO DEL PUNTEGGIO.

Una volta ottenuto il punteggio o la valutazione formulata dall’assessment sulla base dei dati raccolti, è necessaria una Gap Analysis che valuti criticamente le prestazioni aziendali relativamente ai risultati raggiunti. In questo modo si possono individuare le pratiche virtuose e le aree di miglioramento da cui partire per impostare il piano d’azione che guiderà l’azienda verso la sostenibilità di lungo periodo.

Infine, l’assessment di sostenibilità va concepito come un processo dinamico e iterativo, che richiede un impegno costante da parte dell’impresa per migliorare le sue prestazioni e contribuire positivamente al benessere della società e dell’ambiente.

È chiaro quanto sia decisiva la fase iniziale di selezione dello strumento nella valutazione di sostenibilità, che deve essere adeguato alle proprie caratteristiche ed esigenze. Infatti, potrà essere riutilizzato successivamente per valutare l’impatto delle azioni implementate, con un’attenzione particolare al cambiamento intervenuto e al miglioramento progressivo nelle aree esaminate. Avere un sistema di monitoraggio continuo, inoltre, incoraggia ad assicurare che le iniziative di sostenibilità vengano portate avanti nel tempo e che l’organizzazione risponda alle mutevoli esigenze e aspettative del contesto circostante.


[1] La Global Reporting Initiative (GRI) è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro, fondata nel 1997 con l’obiettivo di stabilire linee guida per la rendicontazione delle performance sostenibili da parte di aziende e organizzazioni di varie dimensioni, operanti in diversi settori e in qualsiasi parte del mondo. I suoi standard sono tra i più diffusi a livello globale.

[2] Il Sustainability Accounting Standards Board (SASB) è un’organizzazione no-profit istituita nel 2011 con l’obiettivo di creare standard per il reporting di sostenibilità. Nel mese di giugno del 2021, SASB e l’International Integrated Reporting Council hanno dichiarato la loro fusione, dando vita alla Value Reporting Foundation (VRF). Gli standard di settore elaborati dal SASB sono molto utilizzati e apprezzati soprattutto dalle aziende di grandi dimensioni e/o che appartengono a settori a rischio di impatto negativo.Inizio modulo

[3] Standard europei di informativa sulla sostenibilità che dovranno essere utilizzati da tutte le imprese soggette alla direttiva sulla informativa sulla sostenibilità aziendale (CSRD).

DALLE PAROLE AI FATTI .

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